mercoledì 16 luglio 2014

Intervista a Luigi Zironi




Coordinatore del progetto “PORTOBELLO” – Emporio Sociale di Modena
http://www.portobellomodena.it
Responsabile Area Informazione e Documentazione Centro dei Servizi per il Volontariato di Modena
http://www.volontariamo.com/



Portobello evoca nell’immaginario collettivo la mitica Portobello Road di Londra con il suo quartiere colorato ed il suo famosissimo mercato brulicante di bancarelle. 
Anche il Vostro vivace logo è legato ad un luogo di scambio, si tratta però di qualcosa di più particolare ed innovativo: un punto d’incontro sociale che supera le “normali” logiche di mercato e si apre alla condivisione attiva di tutta la comunità modenese.
Potete raccontarci com’e nato il progetto?

«Tutto parte dalla constatazione del delicato momento socio-economico che stiamo attraversando.
La crisi peggiora di giorno in giorno e ci accorgiamo di come cambino i profili delle persone che si trovano a fare i conti con la povertà.
Non ci sono nuove povertà, ma nuovi volti. È questa la grande modifica a cui assistiamo.
Il mondo del volontariato ha pertanto sentito il bisogno di reagire a questa grave situazione fornendo una risposta concreta ed efficace alla crisi attraverso il progetto dell’Emporio Sociale di Modena "Portobello", ovvero un luogo di raccolta e di distribuzione di beni alimentari, rivolto a famiglie o ad individui in difficoltà economica a seguito, ad esempio, della perdita del lavoro o del prolungamento della cassa integrazione. 
Finalità del progetto è quella di contribuire a soddisfare il bisogno di generi di prima necessità a persone e famiglie che vivono a Modena situazioni di fragilità e povertà, integrandolo con la cura delle relazioni, l’ascolto e l’offerta di altri percorsi o servizi per favorire l’uscita dalla situazione di difficoltà».

Come funziona esattamente Portobello Emporio Sociale e a chi si rivolge?

«Portobello è uno spazio che negli arredi ricorda un vero e proprio supermarket, con una scelta di prodotti mostrati sugli scaffali che offrono la possibilità agli utenti di individuare ciò che più risponde alle necessità familiari.
È fornito di prodotti di prima necessità -alimentari e per l’igiene personale- e vi hanno accesso, per un tempo definito, famiglie in difficoltà economica.
Per accedere a Portobello sono stati individuati alcuni criteri e parametri, legati a Isee, situazione occupazionale, etc, e l’accesso al servizio è determinato dai servizi sociali del Comune, perché Portobello è uno strumento del welfare locale integrato con le altre proposte di aiuto alla popolazione presenti sul territorio.
Ogni nucleo familiare è dotato di un potere d’acquisto, espresso in “punti”, caricato su una tessera (il codice fiscale) con la quale è possibile fare la spesa. Il prezzo dei prodotti esposti non è infatti espresso in euro, bensì in “punti”e le famiglie mensilmente hanno a disposizione un certo quantitativo di punti commisurato al nucleo familiare.
I destinatari target sono: famiglie in difficoltà economica per mobilità, cassa integrazione, contratti di solidarietà, licenziamento per chiusura azienda e riduzione personale; lavoratori autonomi che hanno cessato attività, con un calo di almeno il 30% del reddito; iscritti al Centro per l’Impiego dopo il 01 gennaio 2011; nuclei familiari con solo redditi da pensione; famiglie in cui vivono persone con handicap certificati».

La crisi finanziaria sta stringendo ininterrottamente la sua morsa depauperando sempre più i cittadini italiani, cancellando, di fatto, la classe media ed aumentando le fasce a rischio di povertà. I sistemi economici attuali non sono più in grado di garantire uno sviluppo sostenibile ed è per questo che stanno tornando in primo piano: la cooperazione condivisa, il ruolo della comunità e il fattore tempo.
Il Vostro progetto si propone di creare una rete attiva e compartecipata per contrastare la povertà nel pieno rispetto della dignità umana, come è stato accolto dalla città e dai partner che avete coinvolto?

«Portobello è diventato realtà grazie alla compartecipazione di tanti: tutti gli attori del progetto, associazioni, aziende, istituzioni e cittadini, hanno deciso di dar vita al progetto mettendo a disposizione quello che era nelle loro possibilità, affinché con il libero supporto di molti si costruisse qualcosa di nuovo, che appartenesse alla comunità.
A noi piace dire che è un progetto che nasce dalla città, nella città.
Diverse aziende del territorio hanno messo a disposizione materiali e strumenti da utilizzare nel market (es. Nordiconad ha fornito tutti gli arredi per il supermercato e il magazzino, Mediamo ha ideato il marchio e gli strumenti di comunicazione, CNA ha offerto consulenza e formazione,…) mentre volontari con professionalità adeguate (es. architetto progettista, elettricista, etc.) hanno permesso da un lato incredibili risparmi  e dall’altro hanno incrementato quella cultura della solidarietà e del “mettere quello che si può/si sa” a disposizione degli altri che proprio a Portobello è di casa.
Tantissimi sono stati poi i cittadini che si sono candidati come futuri volontari per la gestione di Portobello una volta che il supermercato sarà aperto, ancora una volta a dimostrazione che la nostra è una terra di grande solidarietà».

Portobello è infatti un progetto con il quale la comunità modenese aiuta se stessa, è un luogo in cui si produce solidarietà.” 
Quanto è importante innescare nuovamente il processo di solidarietà sociale che nel nostro paese negli ultimi trent’anni si è un po’ andato perdendo ma che è un forte volano economico e psicologico, in grado di sopportare e superare la crisi e l’isolamento personale tipico di una cultura liquida come quella attuale?

«Avvertiamo in maniera forte, come Associazione Servizi per il Volontariato - l’associazione capofila del progetto - la nostra responsabilità di operare, per quanto ci compete, al rafforzamento della coesione sociale e di promuovere l'elaborazione di progetti condivisi, atti a garantire un sistema di strutture e di interventi ispirati alla solidarietà che diano un sostegno concreto non solo alla qualità della vita di tutti, ma soprattutto alla tutela e alla promozione delle persone più fragili e delle famiglie più povere.
La crisi economica ha effetti anche sulle risorse economiche a disposizione di questi progetti, rendendo ancora più evidente l'urgenza di questa presa di coscienza comunitaria: siamo, infatti, pienamente convinti che la risposta ai vecchi e ai nuovi bisogni o la si costruisce insieme o non ci sarà.
Proprio per questo Portobello è nato anche dall’adesione al progetto dei Servizi Sociali di Modena: il loro coinvolgimento ci permetterà di arrivare a quei target di “nuovi poveri” che non sono ancora presi in carico da altri servizi del Comune, e di usare così le risorse in modo efficace ed efficiente.
Le associazioni promotrici di Portobello hanno voluto poi che all’interno dell’Emporio si promuovesse la solidarietà e si cercasse di responsabilizzare i clienti del market a fare qualcosa per gli altri, producendo nuova solidarietà, al fine di innescare quel volano di crescita ed impegno civico che può davvero fare la differenza in una situazione di congiuntura economica come quella attuale».

Il progetto Portobello si basa sul “cosa puoi fare tu”, non solo devolvendo denaro ma anche prestando opera di volontariato, donando il proprio tempo.
In Italia il volontariato è una realtà concreta, molto attiva e partecipata; è, di fatto, un vero e proprio sostegno economico per il Paese ma, purtroppo, non sempre ottiene il giusto supporto da parte dello Stato, a livello di fondi e legislativo, né viene dato valore economico al Welfare.
Cosa, secondo voi, servirebbe per poter avere maggiori strumenti e agevolazioni per aiutare il volontariato a crescere e ad ottimizzare i risultati?

«Il volontariato è chiamato a svolgere un ruolo sempre più importante nella costruzione del welfare locale ed è quindi necessario sperimentare nuove modalità di collaborazione tra istituzioni, imprese ed associazioni e consolidare le buone prassi.
Le sfide sono complesse e richiedono competenze, versatilità, possibilità di partecipare ed incidere nella discussione politica: sono quindi importantissimi tanto gli strumenti di supporto e stimolo - come i Centri di Servizio per il Volontariato - quanto i soggetti di rappresentanza e partecipazione politica, quali il forum del terzo settore, i comitati paritetici provinciali e gli altri organi di coordinamento tra soggetti del terzo settore».

Oggi un’azione culturale necessaria è quella di ridare consapevolezza al consumatore e al suo ruolo principale, ed essenziale, nel mercato; un ruolo attivo che può cambiare la direzione attuale verso un sistema di crescita economica sostenibile.
Quanto sarà importante, per il progetto, affiancare al sostegno “materiale” l’educazione al consumo consapevole?

«Il nostro desiderio è quello di poter offrire ai nostri utenti non solo un aiuto materiale, ma anche una serie di consigli e informazioni che li possano rendere coscienti e consapevoli dei loro consumi.
Vorremmo che Portobello diventasse un canale di diffusione di buone abitudini: accanto al market, infatti, esiste un punto d’ascolto per l’accoglienza e l’accompagnamento delle nuove famiglie ammesse, nonché alcune attività di socializzazione e di orientamento ai servizi del territorio e altre attività specifiche svolte dalle associazioni per dare alla famiglia gli strumenti e le competenze necessarie per affrontare e superare il momento di difficoltà.
Troppo spesso ci limitiamo a consumare e non ci accorgiamo della responsabilità che ognuno di noi ha e deve saper gestire.
Offriremo ai nostri utenti spunti di riflessione e momenti di insegnamento che possano aiutarli a condividere con noi l’importanza di un consumo consapevole».

Alla vigilia della partenza ufficiale di Portobello vorreste farci una breve analisi SWOT del Vostro progetto, evidenziando i punti di forza e le possibili opportunità ancora da sviluppare ed accrescere?

«Tra i punti di forza abbiamo senza dubbio l’incredibile energia dei volontari, il grande supporto di aziende donatrici e di professionisti del settore. 
Consideriamo positiva anche la collaborazione dei servizi sociali, che favorisce l’ottimizzazione delle risorse e di evitare sprechi e raddoppi nei servizi.
Tra i punti di debolezza: l’approvvigionamento del cibo, che probabilmente sarà sempre più difficile in considerazione della oggettiva crisi economica che colpisce anche le aziende e dell’alto numero di soggetti che chiedono donazioni e sostegno.

Speriamo di riuscire a mantenere alto l’interesse dei modenesi e a persuaderli del fatto che con piccole donazioni in denaro possono garantire una spesa per i loro concittadini che hanno problemi con il lavoro».









B. Saccagno

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